Il 4 ottobre scorso, festa del poverello di Assisi, in coincidenza con l’inizio della XVI Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi sulla “Sinodalità”, il Santo Padre Francesco ha pubblicato l’Esortazione Apostolica Laudate Deum. A tutte le persone di buona volontà sulla crisi climatica[1]. Tale documento magisteriale deriva il suo titolo da una traduzione in latino di un versetto del Cantico delle Creature di S. Francesco:«Lodate Dio, per tutte le sue creature»[2].
Annunciata lo scorso 30 agosto dal Pontefice come «una seconda Laudato si’»[3], emerge subito la brevità del nuovo documento, che si compone di soli 73 numeri, rispetto ai 246 della Lettera Enciclica Laudato si’ del 2015.
Dopo una breve introduzione (1-4), Papa Francesco affronta nella Laudate Deum i seguenti temi: la crisi climatica globale (5-19); il crescente paradigma tecnocratico (20-33); la debolezza della politica internazionale (34-43); le Conferenze sul clima: progressi e fallimenti (44-52); cosa ci si aspetta dalla COP28 di Dubai? (53-60); le motivazioni spirituali (61-73).
Rispetto alla Laudato si’, pubblicata 8 anni fa (e considerata, a ragione, il documento magisteriale più letto al mondo), Laudate Deum si presenta come una sua «sintesi attualizzata», una esortazione nella forma di un supplemento. Essa vuole aggiornare e ribadire il monito del Pontefice alla luce delle nuove sfide globali che hanno investito recentemente l’intera umanità: la pandemia, le guerre nel mondo, gli effetti della crisi climatica globale.
Nel testo traspaiono i motivi chiave che hanno spinto il Santo Padre a promulgare tale documento. Innanzitutto, la necessità di ribadire l’urgenza di operare insieme (soprattutto a livello di politica internazionale) contro i cambiamenti climatici, le cui conseguenze globali saranno pagate soprattutto dalle popolazioni più povere del mondo. Pertanto, non stupisce il fatto che Papa Francesco rivolga una speciale attenzione «ai progressi e ai fallimenti» delle passate Conferenze sul clima, in vista della prossima COP28 di Dubai. Infatti, dalla prossima Conferenza negli Emirati Arabi Uniti[4] il Pontefice auspica che si possa invertire la rotta, affinché «la COP28 diventi storica, che ci onori e ci nobiliti come esseri umani, allora possiamo solo aspettarci delle forme vincolanti di transizione energetica che abbiano tre caratteristiche: che siano efficienti, che siano vincolanti e facilmente monitorabili»[5].
In Laudate Deum questa forte attenzione agli impegni geopolitici viene rafforzata dalla citazione di varie Agenzie climatologiche Internazionali[6], per sostenere scientificamente l’origine antropica dei cambiamenti climatici, insieme agli obiettivi globali indicati: «Sappiamo che, di questo passo, in pochi anni supereremo il limite massimo auspicabile di 1,5 gradi centigradi e a breve potremmo arrivare a 3 gradi, con un alto rischio di raggiungere un punto critico»[7]. Insomma, non solo il Pontefice recepisce il monito delle Agenzie scientifiche più accreditate al mondo sul tema della crisi climatica, manifestando un umile ascolto del sapere scientifico qualificato. Egli presenta anche un deciso disappunto verso l’«irresponsabile presa in giro» dei cosiddetti negazionisti climatici, che ritengono «la questione come solo ambientale, “verde”, romantica, spesso ridicolizzata per interessi economici»[8]. Pertanto, Papa Francesco non indulge a stigmatizzare tali negazionisti come sostenitori di «certe opinioni sprezzanti e irragionevoli che trovo anche all’interno della Chiesa cattolica»[9]. Dunque, egli ritiene irragionevole non ascoltare il sapere cumulativo e convergente di tanti scienziati del Clima, nella consapevolezza che tante multinazionali dei combustibili fossili (soprattutto petrolio e carbone), tentano continuamente di pilotare il consenso pubblico (e politico) in loro favore.
Nella Laudate Deum il Santo Padre ribadisce anche il bisogno di superare il paradigma tecnocratico già denunciato nel capitolo III di Laudato si’. Tale paradigma sarebbe alla «base dell’attuale processo di degrado ambientale»[10], del consumismo sfrenato, della cultura dell’usa e getta, degli stili di vita energivori. Ed è in questo paradigma che Papa Francesco intravede il problema più grande: una «ideologia» che sottende l’ossessione di «accrescere oltre ogni immaginazione il potere dell’uomo, per il quale la realtà non umana è una mera risorsa al suo servizio»[11]. Infatti, riemerge l’accusa contro un «dominio dispotico» dell’essere umano nei confronti degli altri uomini e dell’intero creato[12].
Sempre in Laudate Deum il Santo Padre offre un timido passo in avanti rispetto anche a una questione rimasta aperta in Laudato si’, dove aveva condannato due atteggiamenti estremi di antropocentrismo: l’«antropocentrismo dispotico»[13] (o «deviato»[14] o «moderno»[15]) e il «biocentrismo»[16]. Papa Francesco sostiene che, nonostante la ricchezza offerta dalla visione giudeo-cristiana del mondo «oggi siamo costretti a riconoscere che è possibile sostenere solo un “antropocentrismo situato”. Vale a dire, riconoscere che la vita umana è incomprensibile e insostenibile senza le altre creature»[17]. In altre parole, sembra che il Pontefice, dinanzi ai fallimenti connessi all’antropocentrismo dispotico, soprattutto nei Paesi più industrializzati, non trovi altra strada che riconoscere “solo” il valore di un antropocentrismo situato: il semplice riconoscimento naturalistico di un situazionismo ecologico dell’essere umano, che lo rende legato all’ambiente e alle altre creature. Ovviamente, tale antropocentrismo è in armonia con il paradigma dell’inter-relazionalità, che aveva illuminato tutta la Laudato si’ con la famosa espressione: «Tutto è connesso»[18].
Ci potremmo ragionevolmente domandare: dove è andata a finire la dimensione verticale (teologica) che abita tutta l’antropologia di Laudate Deum? Sembra che la posizione del Santo Padre appaia alquanto “debole”, perché non evidenzia l’importanza di un antropocentrismo equilibrato o moderato[19], biblicamente e teologicamente fondato, che riconosca nell’uomo una creatura razionale chiamata da Dio a «coltivare e custodire» il giardino del mondo (cf Gen 2,15). Riteniamo opportuno ribadire la necessità di comprendere teologicamente l’essere umano come quel livello della creazione capace di elevare la lode al Signore, insieme e in rappresentanza di tutto il creato. Nella Laudato si’ questa posizione teologica emergeva con forza tanto che la stessa Eucaristia, celebrata dalla comunità credente, veniva intesa come «un atto di amore cosmico», che «unisce il cielo e la terra, abbraccia e penetra tutto il creato»[20]. Probabilmente, l’antropocentrismo situato di Laudate Deum risponde all’esigenza redazionale sottesa a tutto il documento, ossia quella di rivolgersi a «tutte le persone di buona volontà», al di là dei rispettivi orizzonti religiosi di appartenenza. Infatti, la sua portata estensiva ed inclusiva resta fondata «sul primato della persona umana e sulla difesa della sua dignità al di là di ogni circostanza»[21], insieme al sottinteso rimando alla «fratellanza umana che abbraccia tutti gli uomini, li unisce e li rende uguali»[22] dell’Enciclica Fratelli tutti.
In generale, a nostro avviso, pur riconoscendo la legge redazionale della “calibrazione”, secondo la quale ogni documento deve essere compreso in base al destinatario a cui è indirizzato, bisogna evidenziare che la parte più penalizzata della Laudate Deum sia proprio quella inerente agli argomenti di fede. Infatti, le «motivazioni spirituali», affidate ai numeri 61-73, appaiono solo accennate rispetto alle «motivazioni alte»[23] (di fede) contenute nei capitoli II e VI della Laudato si’[24]. Di fatto, le motivazioni spirituali di Laudate Deum vorrebbero sostenere in poche battute l’impegno credente, collettivo e corresponsabile, nei confronti della crisi climatica, insieme alle conseguenze sociali che essa comporta.
A chi si aspettava in Laudate Deum una “seconda” Laudato si’, non resta che un po’ di amarezza, visto che non sono stati sviluppati alcuni aspetti nei confronti dei quali esisteva una certa attesa. Per esempio, non compare il tema del peccato ecologico, accennato (sempre in virgolettato) in alcuni documenti[25], non ultimo il Messaggio per il Creato 2023 di Papa Francesco[26]. Invece in Laudate Deum compare solo questo breve riferimento: «il cambiamento climatico evidenzia “un esempio scioccante di peccato strutturale”»[27]. Inoltre, non emerge in LD alcun riferimento alla conversione ecologica, un sintagma strategico a cui la Laudato si’ aveva dedicato i nn. 216-221.
In definitiva, auspichiamo che la brevità di Laudate Deum, insieme alla sua portata estensiva verso tutte le persone di buona volontà, possa non solo ravvivare un impegno concreto e corresponsabile in merito alla crisi climatica, ma possa anche sostenere e fecondare le scelte politiche internazionali che si confronteranno nella prossima COP28 di Dubai, nella chiara consapevolezza del Pontefice che: «le soluzioni più efficaci non verranno solo da sforzi individuali, ma soprattutto dalle grandi decisioni della politica nazionale e internazionale»[28].
Don Giadio De Biasio, Dottore in Scienze Ambientali, Dottorato in Teologia Sistematica, Docente di “Teologia del Creato” presso I.S.S.R. Area Casertana “SS. Apostoli Pietro e Paolo”, Capua, CE.
[1] Papa Francesco, Esortazione Apostolica Laudate Deum. A tutte le persone di buona volontà sulla crisi climatica, LEV, Città del vaticano 2023. D’ora in poi citata con LD.
[2] LD, 1
[3] Papa Francesco, Udienza Generale, Aula Paolo VI, mercoledì, 30 agosto 2023.
[4] “un Paese del Golfo Persico che si caratterizza come grande esportatore di energia fossile, anche se ha investito molto nelle energie rinnovabili”, LD, 53.
[5] LD, 53.
[6] Mentre in Laudato si’ era stato citato soltanto l’IPCC, (Intergovernmental Panel on Climate Change), in Laudate Deum sono citate anche l’UNEP (United Nations Environment Program) e il NOA (National Oceanic and Atmospheric Administration) proprio ad evidenziare la convergenza di diverse agenzie internazionali in merito agli scenari dei cambiamenti climatici connessi alle azioni ecologiche di origine antropogenica.
[7] LD, 56.
[8] LD, 58.
[9] LD, 4.
[10] LD, 20.
[11] LD. 22.
[12] Cf LD. 23; cf LS, 83.
[13] LS, 68.
[14] LS, 69, 118, 119, 122.
[15] LS, 115.
[16] LS, 118.
[17] LD, 67.
[18] LS, 117.
[19] Cf G. De Biasio, «Teologia della conversione ecologica in Papa Francesco», in Rivista TeLa 1 (2023) 70.
[20] LS, 236
[21] LD, 39.
[22] Papa Francesco, Lettera Enciclica Fratelli tutti, 285. LEV, Citta del Vaticano 2020, 285. Cf G. De Biasio, «Teologia della conversione ecologica», 46.
[23] LS, 64.
[24] «I cristiani, in particolare, avvertono che i loro compiti all’interno del creato, i loro doveri nei confronti della natura e del Creatore sono parte della loro fede». LS, 64.
[25] Cf Sinodo dei Vescovi, Documento finale del Sinodo per l’Amazzonia, Amazzonia: nuovi cammini per la Chiesa e per un’ecologia integrale, 26 ottobre 2019, 82. Cf Tavolo Interdicasteriale della Santa Sede sull’ecologia integrale, In cammino per la cura della casa comune. A cinque anni dalla Laudato si’, LEV, Città del Vaticano 2020, 64.
[26] «Partendo dalla grata ammirazione del Creatore e del creato, pentiamoci dei nostri “peccati ecologici”, come avverte il mio fratello, il Patriarca Ecumenico Bartolomeo. Questi peccati danneggiano il mondo naturale e anche i nostri fratelli e le nostre sorelle». Papa Francesco, Messaggio per la giornata mondiale di preghiera per la cura del creato, 1 settembre 2023.
[27] LD, 3.
[28] LD, 69.