AULE DI LIBERTÀ: OLTRE LE SBARRE, IL VANGELO.

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La catechesi come luogo di confronto. L’esperienza del carcere di Carinola.

di Fabrizio Marino

Aule di libertà è uno spazio di confronto e di dialogo costruito all’interno delle mura della Casa Circondariale G.B. Novelli di Carinola. Questo titolo, molto eufemistico rispetto al contesto di base, rappresenta bene il progetto di catechesi, inaugurato ormai un anno fa grazie anche al contributo della pastorale carceraria nelle persone del cappellano Don Carlo Zampi e di Don Luigi Migliozzi, senza dimenticare tutta l’equipe di volontari.

Parlare di libertà tra le sbarre e le mura di un carcere, potrebbe rappresentare un paradosso di difficile risoluzione, simili a quelli tanto cari al filosofo greco Zenone di Elea o a quelli logici di Bertrand Russell.

La tensione libertà-carcerazione è un elemento vivo, sempre presente nel cuore e nella vita di quei fratelli che hanno conosciuto l’erranza dell’errore, l’abisso della sofferenza, il buio pesto del dolore. La realtà carceraria, soprattutto per un certo mondo cristiano, sembra essere distante mille miglia dalla vita ecclesiale. Eppure, nel giudizio universale raccontato da Matteo, uno dei punti sul quale il Cristo ci giudicherà è rappresentato proprio dall’ aver fatto visita ai carcerati (Mt 25,36). Per questo, il venerdì pomeriggio, una delle aule della scuola, si trasforma in un tabernacolo dove il Signore agisce in piena presenza, per cercare di dare conforto e sollievo da quelle doglie quotidiane che si vivono nelle sezioni, molto simili alle croci, dove l’inferno si tocca con mano e gli esorcisti perdono il loro potere persuasivo. In luoghi simili il comandamento dell’andate e predicate il Vangelo ad ogni creatura (Mc 16,15), diventa carne, si fa storia, viene a sedersi tra i banchi che sanno di sensi di colpa: di un dolore innocente e devastante, come quelli degli ultimi della terra.

In effetti il termine catechesi stesso, stando alla sua etimologia greca, non significa altro che far risuonaretrasmettere, in questo caso, quelli che sono i principi evangelici.

Uno su tutti, ad esempio, che il pane spezzato ha una destinazione universale, senza distinzione alcuna, come la salvezza. In tal senso, la responsabilità di chi opera in questi ospedali da campo, è molto alta, perchè il materiale umano con il quale ci si confronta è fragile come l’argilla. Malleabile come la sabbia: Basterebbe veramente poco per legare ancora di più queste vite già segnate da storie infinitamente complesse.

Un atteggiamento moralistico-giudicante, ad esempio, risulterebbe essere incompatibile con l’umano troppo umano presente nel carcere. Cristo, infatti, che ci ha liberati per la libertà (Gal 5,1) ci ha donato la quintessenza della Buona Notizia, la libertà, appunto. Essa però è anche un esercizio continuo di discernimento, di momenti di buio e di assenza di Dio e il senso ultimo degli incontri di catechesi e delle aule di libertà è proprio quello di ascoltare, accompagnare vite, affiancarsi e non mettersi di fronte. Il giudizio deve rimanere alla porta, cercando di far entrare il rispetto, la compassione, la delicatezza che sono le armi che da sempre il Buon Gesù ha usato nella storia nei confronti dell’umanità tutta, anche se noi, spesso, preferiamo fare delle differenze.