ASSUNTA SCIALDONE – LA “PICCOLA” VIA FAMILIARE ALLA SANTITÀ

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La Francia, vista dall’autobus che da Parigi conduce a Lisieux, è molto più pianeggiante di come la si immagini durante gli studi scolastici. S’incontra un’increspatura del territorio proprio all’ingresso in Normandia, sulla collina alle spalle del carmelo di Lisieux, divenuto famoso per la presenza delle spoglie di santa Teresa di Gesù bambino del Volto Santo: santa Teresina. Una monumentale cattedrale rende ancora più evidente la collina, impreziosendola di una cupola che connota la cittadina. 

All’indomani della canonizzazione di santa Teresa, la mistica della “piccola via”, non tutti erano concordi sulla volontà di costruire una nuova grande chiesa: non tutti i canonici pensavano che la devozione a santa Teresa durasse a lungo. La sua costruzione si deve a Pio XI che considerò la santa del Carmelo come la stella del suo pontificato. Per lui bisognava realizzarla “molto grande, molto bella ed il più velocemente possibile”. Così fu. La benedizione avvenne nel 1937, fu consacrata nel 1954. 

Qualcosa di “strano” stava accadendo, però. All’indomani della santificazione di quella che poi sarà venerata anche come dottore della Chiesa, più di uno studioso chiese al Papa quando sarebbe iniziata la causa per il papà di Teresa. La sua “fama di santità” non era passata inosservata. Tanto che un frate francescano cominciò a mettere il naso nelle “carte” di famiglia. Così vennero alla luce le lettere di Zelia, la madre di Teresa. In poco tempo si capì come in quella storia familiare ci fosse molta più santità di quella fino ad allora osservata. Da lì prese il via la causa di beatificazione dei coniugi. Prima separatamente e poi, per volere di papa Paolo VI, seguendo un unico processo. Si trattava di un fatto nuovo come ben riconoscono coloro che seguono i processi di canonizzazione. Fu richiesto un solo miracolo. Di chi? Della coppia Martin. Per la prima volta la Chiesa riconosceva un’azione matrimoniale avvenuta dopo la morte dei due coniugi. Un miracolo compiuto da entrambi come “una caro”. 

Il resto è storia recente. Il 18 ottobre 2015, Zélie e Luis Martin sono stati canonizzati da papa Francesco in piazza san Pietro a Roma. La loro immagine, oggi, troneggia sull’ingresso della chiesa un tempo dedicata solo alla loro figlia. Le loro spoglie sono venerate nella cripta del santuario, in attesa di una sistemazione migliore a cui si sta pensando. Chi vi si reca, però, non può fare a meno di pensare che quello attuale sia il posto migliore: alla portata di tutti (addirittura è possibile abbracciare il reliquiario!) e come fondamento di una così grande santità (quella della figlia). Fu la stessa Teresa a ricordare come il Signore le avesse donato dei genitori più adatti al cielo che alla terra. 

In meno di cento anni è avvenuta una grandiosa conversione ecclesiale. Oggi la Chiesa ha riconosciuto che alla base di una santità come quella di Teresa (ma tanti sono gli altri esempi), ci sono genitori capaci di indicare una meta alta, come quella santità che in casa Martin si “tagliava a fettine”. Una santità alla portata di tutti: ecco l’altro messaggio di quel reliquiario “alla portata di tutti”. Non più, solo santi speciali, ma una santità diffusa e quotidiana: ecco il significato dei Martin. Oggi la cattedrale è da tutti indicata come la basilica dei Martin e le immagini di Luis, Zélie e Therese sono incastonate, all’interno della basilica, tra quelle delle vicende bibliche dell’Antico e Nuovo Testamento, quasi a dire che la Bibbia non è finita: il messaggio della salvezza continua, si incarna, nelle vicende di quella famiglia, come di ogni famiglia.