Questo è il titolo dell’ultimo lavoro di padre Raffaele Nogaro, vescovo emerito di Caserta, edito da L’AperiA con la collaborazione e cura di Antonio Malorni e il contributo delle compagne e compagni di cammino di padre Raffaele. La voce di Nogaro già da tempo si è levata forte e chiara per “liberare Gesù”, per ricondurlo in mezzo al suo popolo, rompendo quelle catene che attualmente lo tengono prigioniero della chiesa, della politica, dell’economia e di tante strutture umane che operano per archiviarlo come cosa inutile o per servirsene del suo nome per interessi personali. Nel suo libro, Raffaele Nogaro insiste sulla riforma della chiesa che vede ancora molto lontana. Secondo J.H Newman, la dimensione profetica della chiesa è la più importante ed è la primaria. Ma con il dogma dell’infallibilità della chiesa è possibile che si accolga la voce del profeta? Nel Concilio Vaticano I si definiva questo dogma e Newman insisteva: ‹‹Prima la coscienza e poi il Papa››. La domanda che pone padre Nogaro a tutti noi: ‹‹Si può pensare a una valorosa riforma della chiesa finchè essa rimane lo Stato del Vaticano?››. Uno Stato non potrà mai mediare il Vangelo, dal momento che questo è libero: ‹‹il sabato è per l’uomo, ma non l’uomo per il sabato››(Mc 2,27). Solo Cristo salva e non la chiesa, come spesso ci ricorda Papa Francesco. Anche oggi il “segno dei tempi” è Gesù di Nazareth con la sua “Parola di Vita” e con la dedizione totale di sé, per dare a tutti la vita che non muore, la salvezza già nel presente. Umberto Galimberti, nel suo libro “Le parole di Gesù” edito da Feltrinelli, scrive: ‹‹che la salvezza non è nel futuro, ma è qui nel presente ed è il motivo che anima tutte le parole di Gesù. Purtroppo il cristianesimo non è stato fedele al suo atto fondativo, che è il Vangelo del Dio fatto uomo in cui si trovano le parole di Gesù. Infatti ha costruito una teologia sul modello della filosofia platonico-aristotelica che non ha alcuna relazione con le parole di Gesù. E questo nel tentativo di attenuare la distanza tra fede e ragione, e soprattutto trovare nella ragione argomenti a confronto della fede. Impresa impossibile, ma comunque tentata ininterrottamente per secoli, mentre andava via via smarrendosi il messaggio evangelico che recita “Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato”(Gv 13,34)››. Già il teologo andaluso Josè Maria Gonzalez Ruiz nella sua opera “Il cristiano e la rivoluzione” del 1968, anticipava padre Nogaro proprio nella questione della riforma della chiesa. Nell’epoca moderna, purtroppo si è ripetuta la vicenda di Costantino. Il costantinianesimo si realizzò inserendo la chiesa nella struttura di potere e rendendola solidale con quello stesso potere. Il neocostantianenesimo si realizza inserendo la chiesa nella struttura del capitale, che le si mette a disposizione finanziando la sua attività evangelizzatrice. Gonzalez Ruiz scrive che: ‹‹la Parola di Dio viene incatenata dai fortissimi legami degli interessi finanziari. E’ questa la tragedia della chiesa cattolica in tanti paesi occidentali: i pastori perdono spesso la consapevolezza del loro ruolo profetico e dormono nella dolce ubriachezza di un culto finanziato dai grandi padroni del capitale, i quali tengono stretta la chiesa coi legami aurei delle loro splendide elemosine. Le nostre mani cristiane hanno perduto la sensibilità evangelica e non bruciano più nel ricevere l’oro diabolico dei cristianissimi sfruttatori della nostra società››. Nell’ultimo capitolo della prima parte, poi ripreso anche nella terza e ultima parte del libro, grazie al contributo di alcune compagne di cammino, padre Nogaro insiste sulla necessità di riformare la chiesa grazie alla testimonianza delle donne. La disuguaglianza radicale, che la chiesa mantiene come un dogma di fede, è quello delle donne rispetto agli uomini. E con questo criterio di condotta la chiesa si rende antievangelica. Nell’omelia di domenica 20 ottobre, padre Nogaro citava il papa emerito Benedetto XVI, il quale diceva che fare uguaglianza nel sacro, cioè nella chiesa, tra uomini e donne è apostasia. Nel suo libro intervista scritto con il giornalista Peter Seewald, Ratzinger afferma: ‹‹non è che non vogliamo ordinare le donne, è che non possiamo, perché così ha stabilito Cristo, che ha dato alla chiesa una struttura basata sui Dodici e, poi, in successione con loro, sui vescovi e sui presbiteri. In altre parole: ha ordinato solo uomini. Molte chiese cristiane che ordinano anche donne e riconoscono loro funzioni sacerdotali stanno trasgredendo il mandato di Cristo o stanno applicando nelle loro comunità il principio evangelico e democratico dell’uguaglianza tra uomini e donne? Gesù non diede mai vita a una chiesa gerarchico-patriarcale, ma a un movimento egualitario di donne e uomini che annunciassero la presenza del Regno di Dio in mezzo al suo popolo. Le stesse donne del Vangelo, inziando proprio da Maria, discepola e madre, non sono inferiori rispetto ai Dodici. Maria è la vera discepola di Gesù, modello di tutte le discepole e discepoli del Vangelo. La Samaritana è la prima persona cui il messia si fa conoscere. Gesù parla direttamente con la persona, perché la coscienza della Samaritana è anche la coscienza di Gesù. Maria di Betania, seduta ai piedi del Signore, ascolta la sua parola(Lc 10,39). La fede di lei diventa amore adorante, Maria diventa la prima credente. L’Adultera del Vangelo è la prima “femminista”, in quanto, mediante Gesù, proclama tutta la giustizia dell’essere donna, uguale all’uomo, in tutti i diritti e in tutti i titoli di umanità. Queste riflessioni di padre Nogaro non sono esaltazioni del genio della donna e il fatto che le donne non siano ammesse ai ministeri in piena parità è un inspiegabile danno alla credibilità della chiesa. La vera chiesa di Cristo deve liberare la donna dalla sua subalternità e solo cosi, la donna potrà dare un concreto contributo alla crescita delle nostre comunità.
Arturo Formola