GRECCIO COME NUOVA BETLEMME

DATA DI PUBBLICAZIONE:

di Valentino Palmiero

Il presepe, che suscita sempre stupore e meraviglia, rappresenta in modo semplice e gioioso il mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio. «Il presepe […] è come un Vangelo vivo»[1], e per questo trova le sue radici nei racconti evangelici dell’infanzia di Gesù.

L’evangelista Luca, narrando l’arrivo di Giuseppe e Maria a Betlemme, sottolinea come Gesù nasca in condizioni umili: non c’era posto per loro all’alloggio e il Bambino venne deposto in una mangiatoia (cfr. Lc 2,1-6) [2].

Proprio in quell’umiltà, in quella povertà e semplicità della grotta di Betlemme si manifesta il mistero dell’amore di Dio per ogni essere umano[3].

Il 25 dicembre 1223 Francesco d’Assisi volle riproporre questo messaggio mediante il presepe vivente di Greccio, allestito con ciò che era essenziale: non statue o ornamenti, ma soltanto una mangiatoia, il fieno, un bue e un asinello. Greccio non rappresenta soltanto una suggestiva iniziativa artistica né soltanto l’origine di una tradizione natalizia: esso è, piuttosto, una catechesi viva, che ancora oggi testimonia con stupore l’estrema e umile incarnazione di Cristo.

Come racconta Tommaso da Celano, biografo di Francesco, egli ««voleva fare memoria di quel Bambino che è nato a Betlemme, e in qualche modo intravedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato»[4]. Francesco desiderava così confrontarsi con la concretezza di un Dio che sceglie di nascere fragile.

Insomma, «Greccio è divenuta come una nuova Betlemme»[5]: lì si manifesta un Dio che entra nella storia senza potere, senza difese e senza privilegi. E tuttavia proprio la mangiatoia diventa il suo primo trono, il luogo in cui l’onnipotenza divina si rivela come amore per l’umanità.

La notte in cui nacque il presepe

Dopo il suo viaggio in Terra Santa e l’incontro con il Sultano – durante il quale poté contemplare da vicino il paesaggio di Betlemme – e dopo la sosta a Roma, dove il 29 novembre 1223 ricevette da papa Onorio III la conferma della Regola e ammirò i mosaici raffiguranti la nascita di Gesù nella basilica di Santa Maria Maggiore, Francesco maturò l’idea di proporre a Greccio il presepe vivente.[6].

Francesco nutrì sempre un amore particolare per la festa del Natale. Anche quando, in alcuni anni, cadeva di venerdì – giorno in cui i cristiani si astengono dal desiderare e dal mangiare carne – egli sosteneva che, a Natale, nessun divieto potesse valere. «E se i muri potessero mangiare la carne, bisognerebbe darla anche a loro in quel giorno; ma poiché non possono, almeno io li strofinerei con essa», affermava con la sua tipica semplicità e vivacità[7].

Nel 1223, dopo aver consegnato alla Chiesa la Regola – non senza affrontare tensioni e difficoltà – Francesco sentiva il bisogno di un po’ di pace. Decise così di celebrare il Natale in un modo diverso dal solito: insieme ai suoi compagni, Leone e Bonizio, si mise in cammino verso Greccio, un luogo che gli ricordava la povertà nella quale era nato Gesù.

A Greccio aveva un amico e benefattore, messer Giovanni Velita, che aveva donato a Francesco e ai frati una collina rocciosa e boscosa, affacciata sulla città, ricca di profumi e di un silenzio sereno. Partiti dunque verso la valle di Rieti, Francesco e i suoi compagni sostarono presso l’eremo di Sant’Eutizio, già conosciuto dal Santo, e poi giunsero a Greccio, dove furono accolti con gioia da bambini, donne e uomini festanti. A ciascuno Francesco volle rivolgere una parola personale.

E proprio lì, tra le rocce, si trovava una grotta: fu in quel luogo che Francesco volle celebrare il Santo Natale. Invitò quindi messer Giovanni a procurare ciò che occorreva — del fieno, un bue e un asinello — così come avvenne a Betlemme, per poter “toccare con mano” la condizione povera e umile del Figlio di Dio, nato per amore degli uomini.

Quando tutto fu predisposto secondo le indicazioni di Francesco, verso le undici di sera i frati e gli abitanti della regione accorsero con ceri e torce verso quella grotta e iniziarono a cantare i salmi, per prepararsi a vivere un Natale davvero speciale. Il presepe di Greccio, infatti, richiama una forte dimensione ecclesiale e comunitaria: Francesco non desidera un’esperienza privata, ma condivisa. Attorno alla mangiatoia non ci sono spettatori, ma partecipanti.

E così, nonostante il freddo e le difficoltà del cammino sulle strade ghiacciate, molti si misero in marcia: chi per devozione, chi per curiosità, chi per il desiderio di incontrare Francesco.

Finalmente, poco prima di mezzanotte, Francesco, vestito da diacono, accompagna con gioia l’ingresso del sacerdote che celebra la Messa della notte. Prima dell’inizio vengono introdotti il bue e l’asino, posti sul fieno, in memoria della povertà e dei disagi affrontati da Gesù. Su quella stessa mangiatoia viene quindi collocato l’altare, affinché «il pargolo celeste, sotto le specie del pane e del vino, fosse presente in persona là, come era stato presente in persona nel presepio di Betlemme»[8].

Il presepe di Greccio diventa così una nuova Betlemme, capace di accogliere chiunque si apra alla venuta di Cristo e, nell’Eucaristia, celebri l’amore di Dio verso l’umanità. Betlemme ed Eucaristia si illuminano reciprocamente: il pane spezzato è lo stesso corpo donato, che giace nella paglia. In entrambi i casi Dio si consegna, si lascia prendere, si fa nutrimento.

In un clima di gioia e semplicità, che si manifestava soprattutto nei canti del Gloria e del Vangelo, chi partecipava sembrava essere trasportato alla grotta di Betlemme di otto secoli prima. In quella notte fredda e umile, ma carica di emozioni e di gioia, si percepiva con forza la presenza del Bambino Gesù, anche senza statue o un bambino reale a ricordarlo: bastava la presenza e la fede di Francesco a ravvivare il cuore di tutti.

Dopo il canto del Vangelo, Francesco, con voce forte, dolce e melodiosa, predicava su Gesù Bambino, quel povero re che aveva scelto di nascere in quella notte. Con il cuore infiammato d’amore, capace di toccare profondamente ciascuno dei presenti, lo chiamava il Bambino di Betlemme.

Al termine della celebrazione, Francesco rimaneva nella grotta, rapito da quella presenza invisibile ma straordinariamente intensa, rafforzando la fede di tutti i presenti[9].

Tempo dopo, quel luogo di Greccio fu consacrato e divenne una chiesa: sull’antica mangiatoia venne eretto un altare in onore di Francesco, a ricordare che lì erano stati accolti e nutriti il bue e l’asinello, e che ora il luogo continua a offrire ristoro spirituale e corporale a chi si nutre del corpo e del sangue di Cristo[10].

Il silenzio di una grotta, la voce di un Dio: la spiritualità di Francesco del Santo Natale

Per Francesco, Dio non è un’idea astratta né un concetto teorico. Greccio diventa un invito a riscoprire il valore del corpo e del sensibile nella vita spirituale. Francesco non disprezza la materia; al contrario, la considera un luogo privilegiato della Rivelazione: il fieno, la mangiatoia, gli animali della notte, il freddo pungente… tutto parla di Dio, di un Dio che rinuncia a ogni forma di potere per farsi fragile, povero e bisognoso di cure, scegliendo una grotta, una mangiatoia, il respiro caldo degli animali.

In questo abbassamento radicale di Dio, Francesco riconosce la grandezza della fede: una fede che non resta nel pensiero, ma diventa esperienza, capace di toccare i sensi, coinvolgere il corpo e, infine, elevare lo spirito.

In questa povertà, fragilità e semplicità si realizza l’Incarnazione, che per Francesco rappresentava una vera e propria ri-creazione dell’umanità. Attraverso Gesù Cristo – Colui che, umilmente, si fece carne per la salvezza degli uomini – l’umanità ritrova la dignità di figli di Dio, persa a causa del peccato di Adamo. Un gesto così straordinario non poteva non suscitare azioni di grazia e di lode a Dio per il dono della salvezza, lode che trova nel presepe di Greccio il suo simbolo più vivo e tangibile.[11].

Il presepe di Greccio, e più in generale il Natale francescano, è anche un invito alla fraternità. Alla mangiatoia tutti sono accolti, perché con la nascita di Gesù si rompe ogni barriera tra ricchi e poveri, tra forti e deboli, tra giusti e peccatori. Il Natale diventa così una scuola di comunione, in cui imparare a riconoscere nell’altro un fratello a cui donarsi.

Con la semplicità del presepe di Greccio, Francesco realizzò una vera opera di evangelizzazione, ancora oggi attuale[12]: un annuncio di speranza, che mostra un Dio presente e amante nell’umiltà e nella povertà della grotta di Betlemme. Con Francesco si comprende che «a Natale Dio è diventato l’Emmanuele, il Dio-con-noi»[13], vicino a ogni uomo.

Il presepe di Greccio invita ciascuno a rivedere la propria immagine di Dio, il proprio stile di vita e la propria fede, per accogliere un Dio che non si impone, ma si dona e ama, facendosi vicino e riscoprendo così la fraternità universale. Celebrare il Natale secondo Francesco d’Assisi significa permettere a Cristo di nascere ancora oggi nei cuori di chi si fa povero per amore. Occorre fermarsi davanti a quella mangiatoia e imparare, ancora una volta, a essere pienamente umani, contemplando Dio che si fa Bambino.

BIBLIOGRAFIA

Fonti

Tommaso da Celano, Vita Prima, 84-87, in Fonti Francescane, Editrici Francescane, Padova 20113, 466-471.

Tommaso da Celano, Vita Seconda, 199-200, in Fonti Francescane, Editrici Francescane, Padova 20113, 787-788.

Fonti Magisteriali

Giovanni Paolo II, «Udienza generale» (3 gennaio 2001), in https://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/audiences/2001/documents/hf_jp-ii_aud_20010103.html [ultimo accesso 10 dicembre 2025]

Benedetto XVI, «Angelus» (11 dicembre 2005), in https://www.vatican.va/content/benedict-xvi/it/angelus/2005/documents/hf_ben-xvi_ang_20051211.html [ultimo accesso 10 dicembre 2005].

Benedetto XVI, «Udienza generale» (23 dicembre 2009), in https://www.vatican.va/content/benedict-xvi/it/audiences/2009/documents/hf_ben-xvi_aud_20091223.html [ultimo accesso 10 dicembre 2005].

Francesco, «Lettera Apostolica Admirabile signum» (1° dicembre 2019), in https://www.vatican.va/content/francesco/it/apost_letters/documents/papa-francesco-lettera-ap_20191201_admirabile-signum.html [ultimo accesso 10 dicembre 2025].

Francesco, «Udienza generaleIl presepe di Greccio, scuola di sobrietà e di gioia» (20 dicembre 2023), in https://www.vatican.va/content/francesco/it/audiences/2023/documents/20231220-udienza-generale.html [ultimo accesso 10 dicembre 2025]

Leone XIV, «Esortazione apostolica Dilexit te» (4 ottobre 2025), 19, in https://www.vatican.va/content/leo-xiv/it/apost_exhortations/documents/20251004-dilexi-te.html [ultimo accesso 10 dicembre 2025]

Studi

Fusarelli, M., Francesco d’Assisi. Una vita inquieta, BUR Rizzoli, Milano 2024.

Jorgensen, G., San Francesco d’Assisi, Edizioni Porziuncola, Santa Maria degli Angeli 1983.

Vauchez, A., Francesco d’Assisi, Einaudi, Torino 2010, 274-278.


[1] Francesco, «Lettera Apostolica Admirabile signum» (1° dicembre 2019), 1, in https://www.vatican.va/content/francesco/it/apost_letters/documents/papa-francesco-lettera-ap_20191201_admirabile-signum.html [ultimo accesso 10 dicembre 2025].

[2] Leone XIV, «Esortazione apostolica Dilexit te» (4 ottobre 2025), 19, in https://www.vatican.va/content/leo-xiv/it/apost_exhortations/documents/20251004-dilexi-te.html [ultimo accesso 10 dicembre 2025]

[3] Giovanni Paolo II, «Udienza generale» (3 gennaio 2001), 2, in https://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/audiences/2001/documents/hf_jp-ii_aud_20010103.html [ultimo accesso 10 dicembre 2025]  – Benedetto XVI, «Angelus» (11 dicembre 2005), in https://www.vatican.va/content/benedict-xvi/it/angelus/2005/documents/hf_ben-xvi_ang_20051211.html [ultimo accesso 10 dicembre 2005].

[4] Tommaso da Celano, Vita Prima, 84, in Fonti Francescane, Editrici Francescane, Padova 20113, 468.

[5] Tommaso da Celano, Vita Prima, 85, in Fonti Francescane, 469.

[6] Francesco, «Lettera Apostolica Admirabile signum» (1° dicembre 2019), 2

[7] Tommaso da Celano, Vita Seconda, 199, in Fonti Francescane, 787.

[8] G. Jorgensen, San Francesco d’Assisi, Edizioni Porziuncola, Santa Maria degli Angeli 1983, 263.

[9] Cfr. G. Jorgensen, San Francesco d’Assisi, Edizioni Porziuncola, Santa Maria degli Angeli 1983, 263-264 – Cfr. M. Fusarelli, Francesco d’Assisi. Una vita inquieta, BUR Rizzoli, Milano 2024, 215-220

[10] Tommaso da Celano, Vita Prima, 84-87, in Fonti Francescane, 466-471 – Tommaso da Celano, Vita Seconda, 199-200, in Fonti Francescane, 787-788.

[11] Cfr. A. Vauchez, Francesco d’Assisi, Einaudi, Torino 2010, 274-278.

[12] Francesco, «Lettera Apostolica Admirabile signum» (1° dicembre 2019), 3.

[13] Benedetto XVI, «Udienza generale» (23 dicembre 2009), in https://www.vatican.va/content/benedict-xvi/it/audiences/2009/documents/hf_ben-xvi_aud_20091223.html [ultimo accesso 10 dicembre 2005].