di Salvatore Saggiomo
In qualità di Garante dei diritti delle persone detenute della Provincia di Caserta, accolgo con profonda convinzione e rispetto le parole pronunciate dal Santo Padre in occasione del Giubileo dei Detenuti, quando ha affermato che “nessuno sia perduto” e ha invitato a valutare anche strumenti come amnistia o indulto. Si tratta di un messaggio alto, evangelico e carico di responsabilità, che richiama tutti – istituzioni, politica e società civile – a non distogliere lo sguardo dalla condizione delle persone private della libertà.
L’invito del Papa nasce da una visione autenticamente umana della pena, che non può mai ridursi a mera esclusione, ma deve conservare una prospettiva di speranza e di recupero. In un contesto segnato da un sovraffollamento carcerario ormai strutturale, le sue parole rappresentano un segnale forte e necessario, soprattutto per territori come il nostro, dove gli istituti penitenziari vivono quotidianamente una pressione che incide sulla dignità delle persone detenute e sul lavoro del personale.
In questa prospettiva si inserisce anche la riflessione del SAPPE, secondo cui “non basta aprire le celle, servono riforme vere”, una posizione che non è in contrapposizione con il Santo Padre ma ne completa il messaggio. La misericordia, per essere credibile, deve tradursi in politiche penitenziarie serie, capaci di coniugare l’alleggerimento immediato del sovraffollamento con percorsi reali di reinserimento sociale.
Come Garante dei detenuti della Provincia di Caserta ritengo che amnistia o indulto, se valutati, possano avere senso solo se accompagnati da garanzie concrete: lavoro, formazione, supporto sociale, misure alternative efficaci e un rafforzamento dell’esecuzione penale esterna. Diversamente, il rischio è quello di una libertà senza rete, che non tutela né la persona né la collettività.
Il sovraffollamento non è un dato tecnico ma una questione di diritti fondamentali. Ridurlo significa restituire umanità al carcere e coerenza all’articolo 27 della Costituzione. L’appello del Papa va quindi raccolto nella sua interezza, con coraggio e responsabilità, trasformandolo in occasione per avviare riforme strutturali e non solo risposte emergenziali.
Ribadisco, come Garante dei diritti delle persone detenute della Provincia di Caserta, la mia piena disponibilità al dialogo istituzionale, nella convinzione che solo tenendo insieme misericordia, giustizia e responsabilità potremo costruire un sistema penitenziario più umano, capace di non perdere nessuno e di offrire una reale possibilità di cambiamento.