Ponendosi in ascolto e in comunione con il cammino sinodale della Chiesa, l’ISSRI “Ss. Apostoli Pietro e Paolo” ha voluto impegnare la propria riflessione e i primi numeri tematici della rivista TeLa proprio sul tema della sinodalità. Si tratta di un tema complesso perché comporta un pensiero processuale, sempre aperto, capace di fare tesoro di quanto già prodotto, ma aperto anche all’avventura della novità. Siamo, infatti, nel mezzo di un cammino ecclesiale che non individua solo nel Sinodo un avvenimento, un evento, ma un nuovo modo di essere Chiesa. Si configura, quindi, come un cammino ecclesiale che non vede più un traguardo da raggiungere o una meta da superare, ma un’esperienza di vita nella fede, secondo il Vangelo.
Come ha scritto papa Francesco, rispondendo ai dubia di quattro cardinali:
La Chiesa è «mistero di comunione missionaria», ma questa comunione non è solo affettiva o eterea, ma implica necessariamente una reale partecipazione: che non solo la gerarchia ma tutto e/ Popolo di Dio in modi diversi e a vari livelli possa far sentire la sua voce e sentirsi parte del cammino della Chiesa. In questo senso possiamo dire che la sinodalità, come stile e dinamismo, è una dimensione essenziale della vita della Chiesa.
Penso che sia molto utile richiamare le prime battute dell’Udienza Generale del 21 agosto 2019, nella quale papa Francesco, nel commentare quanto si legge nel brano di Atti 6, mette in evidenza quanto sia importante comprendere l’esperienza della fede nella comunione.
La comunità cristiana nasce dall’effusione sovrabbondante dello Spirito Santo e cresce grazie al fermento della condivisione tra i fratelli e le sorelle in Cristo. C’è un dinamismo di solidarietà che edifica la Chiesa come famiglia di Dio, dove risulta centrale l’esperienza della koinonia. Cosa vuol dire, questa parola strana? È una parola greca che vuol dire «mettere in comunione», «mettere in comune», essere come una comunità, non isolati. Questa è l’esperienza della prima comunità cristiana, cioè mettere in comune, «condividere», «comunicare, partecipare», non isolarsi[1].
Nella koinonia, e non fuori di essa, va compreso il camminare insieme. Nell’esperienza di ritrovarsi fratelli e sorelle di un unico Padre, nella forza dello Spirito, è possibile parlare di sinodalità, perché essa mette in gioco la stessa vita cristiana. Il motivo è quanto mai pratico: discorrere sulla sinodalità non basta, c’è bisogno di “vita”, occorre mettere in movimenti processi di rinnovo delle stesse strutture ecclesiali che vanno – guarda un po’ – a toccare il mio/tu/nostro modo di essere Chiesa. Non siamo monadi votate a vagare nell’universo, ma persone che, in quanto tali, sono nella misura in cui sanno relazionarsi e mettersi in gioco con un tu, un noi, un popolo in cammino.
Nel dir questo, comprendo come sia urgente stabilire “cammini” che mettano seriamente in movimento ogni cristiano verso l’altro. Ecco come la riflessione sulla sinodalità non porta solo a riscoprire che accanto a me/a noi vi siano dei soggetti – e mai oggetti – chiamati a condividere la bellezza di ciò che ognuno è per-l’altro nella diversità, ma votati – secondo la provvidenza divina e l’azione silenziosa dello Spirito – a costituire una comunità o, meglio ancora, un popolo. Già lo si è detto, ma è bene riprendere la cosa: nell’orizzonte sinodale siamo un popolo in cammino, una carovana che intende testimoniare ad ognuno la buona novella di Cristo Gesù.
Sinodalità: il Documento della CTI
Gli articoli che danno forma a questo nuovo fascicolo devono essere letti in prospettiva del Documento della Commissione Teologica Internazionale[2]. Pur essendo stato pubblicato nel 2018, esso mantiene intatta la propria attualità, proponendo cinque macro-temi che aspirano a costituire un percorso ecclesiale degli anni che verranno: 1) la missione secondo lo stile di prossimità; 2) il linguaggio e la comunicazione; 3) la formazione alla fede e alla vita; 4) la sinodalità permanente e la corresponsabilità; 5) il cambiamento delle strutture.
Non è mio compito farne un commento articolato, ma esso interroga, sprona e provoca quanti sono impegnati nell’attività di ricerca e, quindi, stimola anche il nostro Istituto e il suo organo scientifico, costituito dalla rivista TeLa, a una più ampia e approfondita considerazione. Il Documento, infatti, si propone di mettere in questione il mio/nostro essere Chiesa. C’è un mondo che cammina e che cambia, un mondo che purtroppo procede lontano dal messaggio – quando mai bello e unico – del Cristo. Come fare per raggiungerlo? Come è possibile incontrare chi, volutamente, non sente o non ha mai sentito il profumo dell’annuncio? La Chiesa è chiamata a dare una risposta. Ogni vescovo, presbitero, diacono, laico, cristiano, uomo e donna sono chiamati a dare il proprio, secondo possibilità, capacità, doti, inventiva personali e comunitarie.
Nelle parole che scrivo, nello stesso spirito della Commissione teologica, avverto viva «l’esigenza di aprire strade da percorrere perché tutti abbiano posto nella Chiesa, a prescindere dalla loro condizione socio-economica, dalla loro origine, dallo status legale, dall’orientamento sessuale»[3]. Qui penso che sussista un problema: non è quello di «estendere prerogative», ma di «ripensare» ciò che la Chiesa è, «un popolo in cammino», dove ognuno ha un suo posto e una sua vocazione specifica necessaria al bene di tutti e dello stesso Evangelo.
A tal proposito, viene alla mente ciò che i Padri Conciliari scrissero nella Lumen Gentium. Al numero 16, si legge che la Chiesa, «sacramento universale di salvezza», in quanto popolo, porta ovunque Cristo, valorizzando le doti di ciascuno. Ed è qui che si apprende come Dio vuole che il dono della fede non chiuda nessun cristiano a sé stesso, ma lo apra al confronto, al dialogo, alla reciprocità, alla fraternità, quella proposta dal Cristo che, per amore, dà la vita per ognuno, affinché ognuno sia «figlio del Padre» (cf Gal 4,4-6). In questa prospettiva, parlare di sinodalità porta ad intendere al meglio il disegno di salvezza che viene ad abbracciare tutti:
anche coloro che riconoscono il Creatore, e tra questi in particolare i musulmani, i quali, professando di avere la fede di Abramo, adorano con noi un Dio unico, misericordioso che giudicherà gli uomini nel giorno finale. Dio non e neppure lontano dagli altri che cercano il Dio ignoto nelle ombre e sotto le immagini, poiché egli dà a tutti la vita e il respiro e ogni cosa (cfr. At 1,7,25-26), e come Salvatore vuole che tutti gli uomini si salvino (cfr. 1 Tm 2,4). Infatti, quelli che senza colpa ignorano il Vangelo di Cristo e la sua Chiesa, ma che tuttavia cercano sinceramente Dio e coll’aiuto della grazia si sforzano di compiere con le opere la volontà di lui, conosciuta attraverso il dettame della coscienza, possono conseguire la salvezza eterna. Né la divina Provvidenza nega gli aiuti necessari alla salvezza a coloro che non sono ancora arrivati alla chiara cognizione e riconoscimento di Dio, ma si sforzano, non senza la grazia divina, di condurre una vita retta. Poiché tutto ciò che di buono e di vero si trova in loro è ritenuto dalla Chiesa come una preparazione ad accogliere il Vangelo e come dato da colui che illumina ogni uomo, affinché abbia finalmente la vita. […] Perciò la Chiesa per promuovere la gloria di Dio e la salute di tutti costoro, memore del comando del Signore che dice: «Predicate il Vangelo ad ogni creatura» (Mc 16,15), mette ogni cura nell’incoraggiare e sostenere le missioni (Lumen Gentium, 16).
I due fascicoli
Sono felice e anche un po’ orgoglioso di presentare il secondo fascicolo di TeLa dedicato alla Sinodalità. Siamo partiti a fari spenti, per così dire, nella consapevolezza di dover costruire questa piccola esperienza editoriale con pazienza e costanza. Grazie alla straordinaria e inattesa partecipazione dei docenti dell’Istituto, siamo riusciti a licenziare il primo fascicolo dal titolo La Chiesa di Terra di Lavoro alla prova della sinodalità. I contributi pubblicati hanno spaziato dalla rilettura sinodale della storia di Giuseppe (N. Macabasag, Figli di un solo Padre. Gen 37 e la sinodalità) alla sinodalità come esperienza di Chiesa partecipata (V. Cumerlato, Sinodalità come partecipazione: riflessione sul pensiero del Wojtyla) o come espressione della comunità (M. Mirto, La sinodalità alla luce del concetto di comunità in Edith Stein); dalla conversazione spirituale come metodo del cammino sinodale (G. Pirozzi, La conversazione spirituale nel cammino sinodale Un metodo per facilitare il confronto e il dialogo comunitario) alla conversione ecologica (G. De Biasio, Teologia della conversione ecologica in Papa Francesco Per il cammino sinodale in “Terra dei Fuochi”), fino alle analisi e alle implicazioni per processo sinodale per l’esperienza familiare (A. Scialdone, Sinodo e Famiglia. L’ontologia della Chiesa). Il primo numero è stato articolato come una sorta di caleidoscopio capace di mettere in luce aspetti e prospettive differenti legate alla sinodalità. Nell’ansia di comporre una riflessione organica sulla più grande impresa della Chiesa contemporanea, questa ricchezza di contenuti ha però, forse, un po’ trascurato la dimensione territoriale della riflessione, una dimensione nella quale la rivista TeLa, sin dalla testata (TeLa sta, appunto, per Terra di Lavoro, regione della Campania dalle eloquenti radici storico-geografiche, che ricalcano il territorio delle nostre sei diocesi) riconosce la propria identità e la propria missione. Per questo motivo, nel secondo fascicolo, intitolato Sinodalità e Chiesa in uscita, le riflessioni dal taglio dogmatico fondamentale (A. Porreca, La riforma della Chiesa al tempo di papa Francesco) o storico (V. Gallorano, Camminare insieme come “compagni di viaggio”. La Sinodalità vissuta dai Padri della Chiesa), si alterneranno sia a riflessioni sulle implicazioni spirituali (G. Capuano, Per una spiritualità della Sinodalità), catechetiche (A. Giannotti, La dimensione sinodale della catechesi), canoniche (M., Manfuso, Aspetti giuridici della sinodalità e del cammino sinodale delle chiese in Italia: una riflessione canonistica), bioetiche (M.R. Romano, Teologia “in processo” e dibattito pluralistico. Nuovi spunti per una sinodalità condivisa nel cantiere della discussione bioetica) del cammino sinodale, sia a un approfondimento, per la prima volta riconoscibile e tematizzato nel nostro percorso collegiale di ricerca, sulle sfide e le ricchezze che il territorio di Terra di Lavoro pone all’ISSRI di Capua nel suo impegno di studio, ricerca e testimonianza (P. Arciprete, Sinodalità e ISSR “Ss. Apostoli Pietro e Paolo” di Capua. Un cammino comune di “Esodo”, più che una confusa caccia alla “Balena Bianca”;M. Pascarella, Sinodalità e località della Chiesa). Non mancheranno anche in questo numero alcuni preziosi contributi “fuori tema”, che arricchiscono le proposte della rivista e, soprattutto, danno alla comunità scientifica e didattica dell’Istituto l’occasione di discutere su proposte e pre-pubblicazioni in forma di paper che seguono i molteplici itinerari tracciati dalla comunità accademica capuana: G. Dal Maso, Un corpo tra passione e Riforma. La fabula mistica di Caterina da Siena; A. Ianniello, La sacralità del territorio; M. Mazzarella, Un cammino in dialogo per il giovane Agostino d’Ippona. Quale itinerario per il giovane di oggi?
Infine, mi pare opportuno segnalare che, con l’uscita del nuovo numero della rivista, inauguriamo alcune rubriche che, pur restando esterne al fascicolo tematico, costituiscono una parte preziosissima del progetto editoriale della rivista, poiché mediano opportunamente tra ricerca scientifica, impegno pastorale e proposta didattica: si tratta, in particolare, delle sezioni Chiesa e territorio – orientata al commento, al sostegno e all’accompagnamento del magistero incubato nelle nostre diocesi – e Buongiorno IRC, che organizza e divulga materiali didattici prodotti da docenti, tutor e studenti per una originale, efficace e sempre aggiornata proposta di insegnamento della religione cattolica in tutti gli ordini e gradi di scuola.
Preghiera a Maria
Nel ringraziare ogni docente dell’ISSR Interdiocesano, sito a Capua, mi permetto di augurare che la sinodalità divenga propriamente uno stile di vita e di studio dello stesso Istituto. Essa è una priorità che non solo fa bene alla ricerca teologica, ma viene posta a servizio di una vera, autentica, gioiosa vita di fede. Consapevole di questo, ricorro alla Vergine, citando quanto papa Paolo VI venne a scrivere nella Esortazione Apostolica Evangelii nuntiandi del 1975. Egli voleva una Chiesa che, nella comunione, riprendesse il coraggio di testimoniare, con convinzione, la propria fede. Concludendo, così, egli affida tutto alla Vergine, Madre di Gesù, Stella dell’Evangelizzazione.
Al mattino della Pentecoste, Ella ha presieduto con la sua preghiera all’inizio dell’evangelizzazione sotto l’azione dello Spirito Santo: sia lei la Stella dell’evangelizzazione sempre rinnovata che la Chiesa, docile al mandato del suo Signore, deve promuovere e adempiere, soprattutto in questi tempi difficili, ma pieni di speranza! Nel nome di Cristo, benediciamo voi, le vostre comunità, le vostre famiglie, tutti coloro che vi sono cari, con le parole che San Paolo rivolgeva ai Filippesi: «Ringrazio il mio Dio ogni volta ch’io mi ricordo di voi, pregando sempre con gioia per voi in ogni mia preghiera a motivo della vostra cooperazione alla diffusione del Vangelo […]. Vi porto nel cuore, voi che siete tutti partecipi della grazia che mi è stata concessa, […] nella difesa e nel consolidamento del Vangelo. Infatti, Dio mi è testimonio del profondo affetto che ho per tutti voi nell’amore di Cristo Gesù»[4].
[1] FRANCESCO, «Udienza Generale. Mercoledì 29 agosto 2019», in https://www.vatican.va/content/francesco/it/ audiences/2019/documents/papa-francesco_20190821_udienza-generale.html.
[2] Cf. Commissione Teologica Internazionale, La sinodalità nella vita e nella missione della Chiesa, www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/cti_documents/rc_ cti_20180302_sinodalita_it.html.
[3] Ibidem.
[4] PAOLO VI, «Evangelii nuntiandi», n. 82, https://www.vatican.va/content/paul-vi/it/apost_exhortations/ documents/hf_p-vi_exh_19751208_evangelii-nuntiandi.html.