“CHIESA E CARISMA NEL NOVECENTO”

DATA DI PUBBLICAZIONE:

di Antonio Di Nardo

Il testo la “Chiesa e Carisma del Novecento” del prof. Arturo Formola e Davide Sglavo presenta la figura del sacerdote Antonio Migliaccio canonico della Diocesi di Aversa. Una figura poliedrica, che ha saputo vivere il sacerdozio in modo equilibrato e virtuoso. Il testo ci presenta una sintesi della vita del canonico nelle sue varie fasi: come parroco, come fondatore delle suore discepole di Santa Teresa di Gesù Bambino e come direttore spirituale. Da questo studio, in particolare nella prima parte, emergono i tratti biografici di un uomo che intesse delle relazioni umane vere ed autentiche. Egli figlio della Terra di Lavoro, Campania Felix, attraversa un periodo storico dilaniato dalle due guerre mondiali, in particolare da una umanità che vive la povertà non solo economica ma soprattutto spirituale e culturale. Il Canonico Migliaccio aveva un amore per Gesù per il suo Vangelo e per Maria. Egli ben sintetizzò nel culto eucaristico, nella forte devozione per la mensa del pane e del vino consacrati il suo essere discepolo-missionario. Sul modello del decreto conciliare Presbyterorum ordinis che, al n.. 3, afferma così: “I presbiteri sono stati presi fra gli uomini e sostituiti in favore degli uomini stessi delle cose che si riferiscono a Dio, per offrire doni e sacrifici in remissione dei peccati vivono quindi in mezzo agli altri uomini come fratelli in mezzo ai fratelli. Così infatti si comportò Gesù nostro Signore, Figlio di Dio, uomo inviato dal Padre agli uomini, il quale dimorò presso di noi e volle in ogni cosa essere uguale ai suoi fratelli, eccettuato il peccato”. Fu modello dei ragazzi, afferma F. Germani: “Come educatore il rettore del Convitto si ispirò al metodo preventivo”. Ai suoi ragazzi ripeteva spesso: Piccirì, fatti santo. Il canonico Migliaccio fu ministro della Parola, non solo predicatore instancabile, guida spirituale di tanti uomini e donne guida del popolo a lui affidato, sul modello conciliare che ancora andiamo attuando così come indicato da Presbiterorum ordinis n. 4: “Il popolo di Dio viene adunato innanzitutto per mezzo della parola di Dio vivente che tutti hanno il diritto di cercare sulle labbra dei sacerdoti. Dato infatti che nessuno può essere salvo se prima non ha creduto, i presbiteri, nella loro qualità di cooperatori del vescovo, hanno anzitutto il dovere di annunciare a tutti il Vangelo di Dio seguendo il mandato del Signore “Andate nel mondo intero e predicate il Vangelo a ogni creatura” e possono così costituire e incrementare il popolo di Dio. Difatti in virtù della parola salvatrice, la fede accende nel cuore dei non credenti si nutre nel cuore dei credenti, e con la fede ha inizio e cresce la comunità dei credenti”. Don Antonio Migliaccio, anche se non ha preso parte al processo di riforma della Chiesa cattolica attraverso il Concilio ecumenico Vaticano II (1962-1965) lo ha anticipato con la sua spiritualità e missionarietà. Basti confrontare il suo ingegno pastorale e gli strumenti che usava nel processo missionario per scorgere la novitas di Cristo. L’essere un fondatore per lui non è mai stato un vanto, ma un servizio alla Chiesa che gli aveva affidato il carisma dello Spirito Santo. Uno scorcio critico degli atti e documenti lo troviamo in sintesi nel testo per poterci affacciare per dare un primo sguardo alla Fondazione del nuovo Istituto.

Le testimonianze poste alla fine del testo vanno a coronare il vissuto del Canonico Migliaccio. Da questo materiale prezioso si evince l’esercizio eroico delle virtù, che don Antonio ha esercitato nel silenzio con l’aiuto della preghiera.

Queste testimonianze di laici e sacerdoti rilasciate per poter comprendere la figura del Canonico, sono di grande valore storico e giuridico. Questi scritti sono delle dichiarazioni “ad futuram rei memoriam” che questo lavoro ha fatto emergere dagli archivi.

Un grazie va agli autori del testo che hanno messo in luce con questa pubblicazione la figura di un uomo, sacerdote e maestro, che è degna di essere conosciuta.

Questo testo è solo l’inizio della conoscenza di questo sacerdote, che deve essere approfondita nei vari aspetti. Affinché si dia più ancora più slancio alla spiritualità innovativa vissuta dal Canonico Migliaccio, che è stata lasciata in eredità all’Istituto delle Suore da lui fondato. Si auspica che il materiale che ha composto questo testo venga studiato ancor più con criteri scientifici, storici, teologici cosi da dare maggior rilievo al suo intuito pastorale che lo hanno reso un precursore dei tempi.